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sabato 31 dicembre 2011

Per finire in bellezza

Finivo così il post del 31 dicembre di un anno fa:
...Così, mi rifugio in una speranza, uno spazio quasi onirico, di cui questo blog ne è anche parte. L'attesa bella di un "domani migliore", il desiderio che vai a rinnovare ad ogni capodanno, ripetendo ancora che sai ch'è solo simbolico, che forse nulla cambierà, ma tu lo desideri fortemente e speri che quel domani arrivi "davvero".
Come se non fosse "DAVVERO" l'oggi che stai vivendo, con le fatiche, con la sveglia apatica alla mattina e un sorriso per un sms, con le incazzature per quello che sei e la serenità per come, nonostante tutto, riesci a resistere.
Niente limonate tra me e il vischio stanotte ma l'augurio per tutti di affrontare il prossimo anno, qualunque cosa ne venga, sapendo dare un senso per riconoscere che tutto quello che viviamo è comunque vita. Davvero.


E' come se l'avessi scritta ieri questa riflessione che sento ancora mia in toto.
Quest'anno è stato il mio primo anno IN (cioè dentro) una storia affettiva. Non mi dilungo, la conoscete bene ormai visto che vi tengo aggiornati delle mie vicende amorose (e non solo) con L.
Non metto ulteriori pensieri e riflessioni ma vi voglio regalare, qui, oggi, un sorriso e belle sensazioni nel modo più semplice che so fare.
Vi posto una carrellata di bellezza, almeno secondo i miei gusti. La regalo a L. che tanto apprezza (ma di poco si deve accontentare, povero lui...) ma anche a tutti voi.
La bellezza per cancellare le brutture, se ci son state, di quest'anno e l'augurio di trovarne molta in quello nuovo. Auguri e...
A ME GLI OCCHI, PLEASE:
La bellezza di questo volto

la bellezza di questo petto

la bellezza di questo sguardo ammiccante

la bellezza di un corpo così definito

la bellezza e la libertà di quel pigiama e il non aver niente "sotto"

la bellezza di quel ciuffo

la bellezza di chi si sta spogliando

la bellezza di questa posa

la bellezza dell'abbronzatura...integrale

la bellezza di questa invitante "fossetta" nelle natiche

la bellezza della leggera barba sfatta

la bellezza di quel dono tra le gambe
Che sia un BEL 2012!

venerdì 30 dicembre 2011

Sposati e di mezza età

Nei discorsi tra me e L., sull'amore che viviamo, su ciò che abbiamo vissuto quest'anno, sul rapporto che viviamo, escono sempre, come conti da pagare, i richiami alla realtà quotidiana, al convivere con i nostri "armadi", i nostri vissuti, la nostra mezza età, entrambi più che quarantenni (patetici, no? uomini maturi a incontrarsi e raccontarsi ancora su blogger...)
Tra quei discorsi, ogni tanto ne esce la storia di un conoscente di L., un uomo ormai sulla sessantina, sposato e con un figlio adulto, che gli confidava il suo disagio ad una vita affettiva che non gli appartiene.
Penso a lui, ma anche ai tanti uomini sposati che devono fare i conti con un armadio ancora più blindato, con fatiche e sensi di colpa, e pulsioni difficili da gestire, paura di buttar via un matrimonio al quale, spesso, avevano realmente creduto.
Com'è la vita di queste persone? Quali prospettive? Quale disincanto? Quanta frustrazione?
L'uomo stava bevendo la sua birra, fissando il bar dritto davanti a sé. Aveva un'aria forte; le sue gambe, fasciate da jeans e stivali, si muovevano lievemente al ritmo della musica. Owen bevve una sorsata del suo drink, pregando che il gin gli desse sicurezza. Ben presto si sentì più coraggioso. Si girò, guardò l'uomo, che si girò a sua volta e guardò lui. Fecero un lieve cenno del capo e dissero, nello stesso momento: «Come va?».
«Bene» dissero di nuovo, nello stesso momento, e risero. Allora l'uomo si girò di nuovo a guardare il bar. Le sue gambe si muovevano a suon di musica. La sua testa si muoveva a suon di musica. Bevve una sorsata dalla bottiglia di birra.
Owen, disperato, si guardò i piedi, guardò il pavimento. Ma prima di avere la possibilità di prendere una decisione sul da farsi, l'uomo si girò verso di lui, mostrando la bottiglia di birra vuota e disse: «Posso prenderti qualcosa al bar?».
«Uh, certo» disse Owen.
«Un gin tonic?»
«D'accordo» disse l'uomo.
«Oh, lascia che ti dia dei soldi.»
«No, no» disse l'uomo. «Questo giro è mio.»
Poi si allontanò. Dopo qualche sudato minuto tornò, portando un altra birra e un gin tonic per Owen. «Io sono Frank» disse.
«Owen» disse Owen.
Si strinsero la mano. La mano di Frank era enorme, avvolgente, morbida.
«Vieni spesso qui?» disse Frank.
«Non proprio» disse Owen.
«Neanch'io» disse Frank. «Delle volte lavoro nei paraggi, allora ci faccio un salto.»
«Cosa fai?» chiese Owen.
«L'impresario edile» disse Frank, e scosse la testa al ritmo della musica. Anche Owen scosse la testa. Lo fecero insieme. Frank rise. Poi si girò di nuovo, a guardare il bar. Per qualche altro minuto rimasero a guardare il vuoto.
«Questo bar un tempo aveva un altro nome» disse Owen.
«Ah sì?»
«Sì, si chiamava Sugar Magnolia.»
«Oh.» Frank si girò, e guardò Owen dritto negli occhi.
«Sposato?» chiese, con gli occhi fissi sull'anello di Owen.
«Sì» disse Owen.
«L'avevo immaginato.» Frank distolse lo sguardo. «Anch'io» disse.
«Veramente?»
«Uh, uh. E dura, sai?»
«Lo so.»
Dall'altra parte del bar i ragazzi che facevano le giravolte erano scomparsi. «Sono buone azioni stabili, maledizione» disse uno degli agenti di cambio. Owen chiuse gli occhi. Poi li riaprì di nuovo.
«Mia moglie» disse Frank, giocherellando con la catena intorno al collo. «Be', lei è proprio semplice. Buona educazione catlolica. Ci siamo sposati quando avevamo diciotto anni. E lei, lei vuole solo occuparsi dei bambini e andare in chiesa. Non vuole fastidi, capisci?»
«Abitate in città?» chiese Owen.
«Staten Island» disse Frank. «Ma ho la casa di un amico per stanotte.» Guardò Owen.
Adesso Owen era confuso. Era sposato anche il suo amico? C'era forse una specie di fratellanza di uomini gay sposati nel mondo, che si prestavano a vicenda i loro appartamenti, e si trovavano tra loro nei bar? Incominciò a temere per un momento che Frank volesse soltanto far due chiacchiere con lui, essere amico suo. Forse vigeva la regola di dormire soltanto con gli uomini più giovani.
«L'altra notte» disse Frank «sono entrati dei ragazzi. Uno di loro si è messo a gridare a perdifiato: "Papà! Che ci fai tu qui?".»
Frank rise. «Avresti dovuto vederli questi qui come hanno fatto cadere i bicchieri... così.» Schioccò le dita.
«Dev'essere stato buffo» disse Owen, e Frank annuì. Sembrava irrequieto. Continuava a spostare il peso da un piede all'altro come un adolescente, incapace di star fermo. Alla fine si girò e la sua faccia piombò accanto a quella di Owen in modo che egli riuscì a vedere i peli della barba, e a sentire l'odore di birra nel suo fiato. «Senti» gli disse. «Sei un tipo simpatico o no? Perché quello di cui ho bisogno, adesso come adesso, è un tipo simpatico, qualcuno che sa quel che si fa, non un coglione. Voglio dire, ci sono un sacco di coglioni in giro, capisci cosa intendo?»
«Sì, lo capisco» disse Owen. «Ne ho bisogno anch'io.»
«Voglio un uomo» disse Frank. «Capisci cosa intendo? Quando ti ho visto dall'altra parte del bar, ho pensato... ehi, c'è un tipo che sembra... diverso. Sensibile.»
Owen era abbacinato. «Sì» disse. «Sii.»
Frank abbassò gli occhi a terra, si avvicinò, in modo che le loro cosce si toccarono. «Allora, come ho detto prima, ho questo posto per stanotte. Vuoi venirci con me? Voglio dire, potrebbe essere davvero carino. Sai, come in quella canzone: "Abbiamo stanotte, che importa domani?".» Sorrise.
Owen sorrise a sua volta. «Non la conosco quella canzone» disse Owen. «Ma afferro senz'altro l'idea.»
«Vado un attimo a prendere il cappotto in guardaroba» disse Frank e si allontanò. Owen si appoggiò al muro, respirando normalmente. Era sorprendentemente rilassato. Non aveva la sensazione che stava per fare qualcosa fuori dell'ordinario. Sapeva solo che moriva dalla voglia che Frank tornasse dal guardaroba il più presto possibile e, quando lo fece, Owen si accorse che anche Frank aveva fretta. Il posto che aveva per la notte era un appartamento nella Novantesima Est, gli disse. Owen annuì.
Si mise il cappotto, e uscirono insieme dal bar, sulla pubblica via piena di gente che Owen avrebbe potuto conoscere. Frank fermò un taxi. Durante il tragitto, nel taxi, tenne la mano di Owen.
Era un piccolo appartamento in una casa senza ascensore, arredato con semplicità, come la stanza di un motel. Appena arrivati, Frank accese il lampadario centrale, e Owen si tolse il cappotto nella luce brillante. Fuori del bar buio, Frank risultò avere la faccia un po' butterata, un po' di pancetta, e qualcosa di vagamente sporco nei vestiti e nei capelli, e all'improvviso l'aspettativa da sogno di questo momento, alimentata nel bar, lasciò posto a qualcosa di diverso: due uomini di mezza età, entrambi sposati, entrambi un po' giù di forma, si incontravano per fare l'amore, per toccarsi a vicenda e farsi star meglio a vicenda. Una prospettiva per niente sgradevole. Inoltre, Owen aveva fatto il pieno di fantasia. Adesso voleva qualcosa di reale.
Tuttavia, quando Frank abbracciò Owen e lo baciò, Owen fu sopraffatto.
Caddero sul pavimento e fecero l'amore, e come tanti altri uomini che facevano l'amore quella sera, furono attenti e rispettosi delle regole. Non fecero quello che forse avrebbero voluto fare. A un certo punto Frank tolse piano piano un preservativo dal suo involucro di plastica, gettò il pacchetto stracciato dall'altra parte della stanza, e se lo infilò. Parve la cosa più naturale del mondo.
Dopo che ebbero finito, Owen, puntellandosi sui gomiti, si mise a sedere sul letto. «Devo tornare a casa» disse. «Rose probabilmente sta impazzendo di preoccupazione.»
Frank giaceva sdraiato sul letto, con le mani dietro la nuca, e Owen fu improvvisamente sconcertato dai due ciuffi di peli neri sotto le sue braccia. Lo fissavano apertamente, denudati, come un altro paio d'occhi.
«Cosa pensi di dirle?» chiese Frank.
Owen scosse la testa mentre si tirava su i pantaloni. Frank scese dal letto. Al tavolo di cucina scribacchiò qualcosa su un pezzo di carta che diceva: "P&R. Impresari edili. Frank J. Picone, Presidente". «Ecco il mio numero d'ufficio» disse. «Mi telefoni?»
«D'accordo» disse Owen.
Si baciarono una volta, poi Frank lo accompagnò alla porta.
Fuori, in strada, il cielo era sorprendentemente immobile. Dei ragazzini gironzolavano sul marciapiede. Fu allora che Owen si rese conto di essere solo a due isolati dalla Harte, il che, tutt'a un tratto, gli parve buffo. Come dopo ogni cambiamento atteso tanto a lungo, non si sentiva minimamente cambiato.
(David Leavitt - La lingua perduta delle gru)

giovedì 29 dicembre 2011

Spunti spinti

Rieccomi qua, dopo il post-Natale passato a lavorarmi il mio pacchetto... ;)
vi lascio qualche ideuccia per il vostro capodanno.
Io e L. non lo passeremo assieme, ma i più fortunati di voi potranno festeggiare come si deve.
Qui ci sono alcuni spunti... spinti.
Lasciatevi ispirare da questo video eccitantissimo dove cazzi e lingue ovunque e dita mai ferme, bocche avide e buchi bramosi di essere riempiti, sono presentati nel contesto di un ricordo ormai sfumato di una seratina di calici alti e ormoni alle stelle.







Un ottimo stimolo per il vostro veglione!

venerdì 23 dicembre 2011

Zio Nicola

Non siate delusi se quest'anno zio Nicola, alias Santa Claus, non arriverà.
No, non è la crisi economica, forse non è neppure perchè siete stati cattivi (un po' monelli si pero! che razza di blog guardate?).
Semplicemente zio Nicola s'è riugiato ai caraibi.
Ne aveva piene le tasche di neve e freddo e così quelle tasche piene le ha abbandonate del tutto.
Niente abito rosso, niente cappello, niente pon-pon bianco, niente ovatta a bordar l'abito.
Ma nudo a godersi un bel po' di relax
"Questo si che è Natale!!!"
Ma zio Nicola non è un menefreghista e ha promesso di non lasciarci soli.
In sua vece, accontentatevi, ci manderà i suoi folletti.
Eccone uno proprio qua!

Loran, che manda gli auguri, ci da un'idea di come è possibile passar il tempo con questi folletti:

E a me l'idea sembra proprio buona. Tra i tanti pacchi, "o caro Elfo, che pacco!"

E quindi auguro pacchi e pacchetti a tutti voi. Un po' porcelli, come sempre, i miei auguri di Buon Natale!
Con amore
(In)co

mercoledì 21 dicembre 2011

306 - Una storia gay?

Vi propongo un cortometraggio, il titolo è "306".
Mi è stato segnalato attraverso la mia casella e-mail con la richiesta, qualora l'avessi voluto, di pubblicarlo nel blog.
Una storia di 11 minuti, la giornata di un giovane, un bel giovane.
Non mi soffermo molto a commentare per non svelare il contenuto.
Ma su una cosa rifletto: ci sono sempre "armadi" nelle vite di tanti.


"306" Short Gay Film from Elliot London on Vimeo.

martedì 20 dicembre 2011

Molto semplicemente

Verso sera, stavo ancora lavorando e m'è venuto un pensiero, improvviso, che ho poi postato su twitter:
a pensarci, a me e a L. farCi l'amore viene proprio bene
L'ho pensato perchè una sua mail e un suo sms nel primo pomeriggio hanno mandato in ebollizione i miei ormoni. La mia solitaria soddisfazione sessuale di questi giorni si nutre infatti di soli ricordi e immagini. E' facile chiudere gli occhi e ripetermi in modo vivido le immagini del nostro stare insieme. Ma sono appunto ricordi e immagini e soddisfazione solitaria.
Non dovrei stare qui a scrivere tante parole. Basterebbe solo pensare che è dal 4 dicembre che non ci vediamo, e una settimana ancora deve passare. E quindi, molto semplicemente dovrei dirlo così, papale papale:
HO VOGLIA DI FARE L'AMORE CON TE!

domenica 18 dicembre 2011

L'etica e l'etichetta

Affascinato.
E' ciò che descrive il mio stato d'animo alla visione del film "Le Idi di Marzo".
Un film che ha un cast importante, da George Clooney (anche regista) a Paul Giamatti, a Philip Seymour Hoffman, tutti bravi e credibili ma che si regge quasi esclusivamente sulla capacità interpretativa di Ryan Gosling ormai affermatosi come il nuovo "grande attore", quello a cui puoi far fare tutte le parti ed è sempre credibile come negli anni d'oro lo fu Dustin Hoffman.

Ryan è bello in questo film (tanto bello ora quanto brutto s'era trasformato durante il film "Lars e una ragazza tutta sua", un paffuto sociopatico con improbabili baffetti di cui avevo già parlato qui) ed è bello nel suo viso pulito, sempre in ordine e con camicia e cravatta perfettamente stirate. Un giovane esperto di comunicazione, arruolato nella campagna per le primarie del partito democratico americano, motivato e desideroso nella vittoria del suo candidato (Morris, impersonato da Clooney), colui che, almeno idealmente, porterà etica e giustizia nella complessa america che tutti conosciamo.

Ryan, dicevo, è bello nel suo essere giovane e pulito, è bello nella sua sicurezza, è bello nella sua capacità professionale, qualità che lo rendono affascinante agli occhi di tutti gli stagisti che lavorano con lui, agli occhi della stampa, agli occhi dei suoi avversari e infine a quelli dello spettatore in sala. Ryan ti cattura dall'inizio del film quando in una sala buia fa la prova microfoni per una tribuna politica.
Ma ciò che mi ha, appunto, affascinato nel film non sono le vicende politiche, che ritengo non essere il tema principale della trama, ma la lettura che viene fatta dell'animo umano.
Che pur partendo da alti ideali, pur motivato, pur desideroso di giustizia, messo alla prova dei fatti quando mettersi in gioco significa perdere la propria immagine, la propria etichetta, e con essa tutto il proprio mondo di credibilità e carriera, esita e si misura con eventuali compromessi per "sopravvivere".
Compromessi: può valere tutto e il contrario di tutto in quei momenti e quello che mi piace nella riflessione fatta nel film, traduzione di una piece teatrale, è il racconto della complessità delle persone.
Qui si parla di personaggi animati in partenza dagli ideali più nobili, persone che portano dentro di se una bellezza di valori, eppure la tentazione e la sopraffazione sono sempre li a corromperle, a contaminarle.

Una riflessione che mi fa guardare dentro, perchè è facile scandalizzarci delle "infedeltà" degli altri mentre siamo un po' più capaci di clemenza e giustificazioni nei nostri confronti.
Eppure anch'io (ma mi chiedo, chi di noi?), pur senza grossi tradimenti al mio sistema di valori, mi misuro oggi con un me meno idealista di quando ero più giovane, abitato anche da una punta di cinismo e meno "rigido" su ciò che credevo avrebbe sempre fatto parte del mio pensiero.
Da ventenne fermamente convinto delle proprie idee a quarantenne un po' più frastornato. Da giovane con tante sicurezze ad adulto che si da un epiteto indicante la perdita di tante certezze. Anche da qui il mio nick: (In)consapevole
Anche questo però è crescere. Questo non fermarsi mai, questo sentirsi fragili e limitati, questo doversi sempre rimettere in gioco e in discussione.
Lo schifo della politica raccontato nel film è una riflessione più alta sulle nostre debolezze, le nostre paure, le nostre piccole o grandi "prostituzioni".

giovedì 15 dicembre 2011

Gesù

Non voglio essere blasfemo. Ma vi devo parlare di Gesù.
In realtà vi parlerò di Giuseppe, e non intendo il santo falegname e padre putativo, ma di "Beppe", da molti conosciuto come Gesù.
Non sto dando i numeri, e non ho sniffato mirra nell'approssimarsi delle festività natalizie. Mi vado a spiegare.

Nei primi anni '80 mia cugina si vedeva con Beppe, un ragazzo di 7-8 anni più grande di me che tutti chiamavano appunto "Gesù". Non che il ragazzo fosse particolarmente religioso ma ai tempi portava i capelli lunghi e aveva due occhi chiari che lo facevano rassomigliare molto a Robert Powell, l'attore che impersonava il Gesù di Nazareth di Zeffirelli.
Da li il soprannome "Gesù", (ma lui preferiva "Beppe", anzi era infastidito dal paragone) e da quegli occhi chiari e quei capelli lunghi il suo ampio successo con le ragazze.
Beppe ruotava attorno a casa mia, nel periodo che si frequentava con mia cugina e così lo conobbi.

Sono passati letteralmente degli anni, dall'ultima volta che l'ho visto e stasera son rimasto sorpreso quando è entrato nella sauna della palestra. Mi ha riconosciuto subito ed è stato un piacere ritrovarlo. Mi ha chiesto di me, della mia vita, io ho chiesto di lui, sposato, con una figlia quasi maggiorenne (azz... se passano gli anni) e poi gli ho chiesto qual buon vento l'ha portato in palestra.
I soliti discorsi: gli anni passano, c'è bisogno di mantenersi in forma... ma guardandolo bene direi che è uno splendido cinquantenne, decisamente tonico anche se il suo volto (e i capelli molto corti, ora) non ricordano più Gesù (ma lui si chiama Beppe, eh!) e non esercita più un grande fascino.
Ma devo dire che fisicamente è del tutto interessante, anzi, vorrei io avere il suo fisico.
Il trucco, dice Beppe, perchè si chiama Beppe e non Gesù, è la bicicletta che continua a usare da anni. Uscite da 100-150 km a settimana, tranne d'inverno, ecco il perchè della palestra, ora.
Beppe, perchè si chiama Giuseppe, non solo è interessante per il fisico tonico, ma è in sauna con un costume a slip e il riempimento del costume pare più che interessante. Naturalmente sono molto discreto con le mie occhiate, ma mi incurioserebbe vedere il Beppe anche in quel particolare.
E pensare che ai tempi in cui frequentava mia cugina non riuscivo a comprendere come potesse piacere quel Gesù, anzi Beppe. Mi era simpatico ma non accendeva nessuna mia fantasia. Ero un ragazzino allora, ma gli uomini belli già li notavo. Beppe no, non mi piaceva, chissà perchè. Stasera però, vedendogli il fisico, l'ho decisamente rivalutato.

Finita la sauna me ne vado in doccia. Dopo qualche minuto sento arrivare anche Beppe. Spero venga anche lui a lavarsi per togliermi anche quella piccola (rivelatasi poi tutt'altro che piccola) "curiosità".
Beh, Beppe entra nelle docce, mi volta le spalle. Vedo un bel paio di chiappette, piccole e sode. Vedo le sue gambe da dietro, grosse come chi macina realmente chilometri in bicicletta.
Poi a un certo punto Beppe si gira.
Si, si gira, e vi ho fatto capire che il suo nome è Beppe.
E lo sapete tutti che l'altro soprannome a lui dava fastidio.
E che nessuno più ora lo chiama così.
Non importa: vedendo quel che ho visto io l'ho proprio pensato: "Oh, Gesu!!!!"

E la tentazione di mettermi in ginocchio è stata grande!

martedì 13 dicembre 2011

Perchè non fai coming-out?

1) Perchè ho paura di essere infelice
2) Perchè ho paura di essere felice
3) Perchè senno mi danno del "frocio"
4) Perchè deluderei le aspettative
5) Perchè dovrei farlo?
6) Perchè i figli dei camorristi non possono essere gay!
7) Perchè i figli dei ministri non possono essere gay!
8) Perchè nel paese da cui vengo per i gay c'è la pena di morte
9) Perchè prima finisco di pagare il mutuo
10) Perchè è più faticoso che stare nell'armadio
11) Perchè mia moglie ci rimarrebbe male
12) Perchè la mamma non vuole
13) Perchè il Papa non vuole
14) Perchè è troppo di moda
15) Perchè non sarà mai di moda
16) Perchè non sono sicuro di essere del tutto gay
17) Perchè prima o poi mi passa
18) Perchè se tu fossi nella mia situazione faresti tale e quale a quanto faccio io
19) Perchè non ho le palle
20) Perchè ai miei figli come glielo dico?
21) Perchè sono un prete
22) Perchè non sono sicuro di essere innamorato di lui
23) Perchè non son sicuro che lui sia innamorato di me
24) Perchè mi piace anche la figa
25) Perchè è troppo presto
26) Perchè ormai è tardi
27) Perchè la mia posizione lavorativa non me lo permette
28) Perchè è un tirarsi la zappa sui piedi
29) Perchè non sono pronto
30) Perchè non sarò mai pronto
31) Perchè l'ultima volta che l'ho fatto non ci ha creduto nessuno
32) Perchè non mi va
33) Perchè qui in Italia siamo ancora indietro
34) Perchè son cazzi miei
35) Perchè solo 20 anni fa i gay erano classificati come "disturbo della personalità"
36) Perchè c'è sempre un "motivo" per stare camuffati
37) Perchè c'è sempre una "scusa" per stare camuffati
38) Perchè c'è sempre tempo
39) Perchè non è più tempo
40) Perchè mi piace Povia e non vorrei fargli torto
41) Perchè sono guarito
42) Perchè con Grillini o Cecchi Paone, non c'entro nulla
43) Perchè Malgioglio non c'entra nulla con me
44) Perchè non lo fai prima tu?
45) Perchè si vive comunque anche così
46) Perchè siamo in tanti a non farlo
47) Perchè poi non puoi tornare indietro
48) Perchè proprio io?
49) Perchè sarei comunque solo
50) Perchè ho paura di espormi
51) Perchè faccio il sindaco e perdo voti alle prossime elezioni
52) Perchè in giro ci sono gli imbecilli
53) Perchè sono imbecille
54) Perchè intanto lo sanno già tutti
55) Perchè non dico i fatti miei
56) Perchè non ci ho mai pensato
57) Perchè me ne dimentico
58) Perchè ci ho provato e non ci sono riuscito
59) Perchè da quando mio zio è dichiarato crea imbarazzo al pranzo di Natale
60) Perchè da quando mio zio è dichiarato non lo invitano al pranzo di Natale
61) Perchè dal giorno in cui lo dici pensano "ah adesso capisco tutto"
62) Perchè se sanno che sei gay ti pensano meno intelligente
63) Perchè se sanno che sei gay ti pensano più superficiale
64) Perche non voglio deludere le mie spasimanti
65) Perchè non sono sensibile come gli altri gay
66) Perchè non sono artista come gli altri gay
67) Perchè comunque neanche i gay mi considerano
68) Perchè mi vergogno
69) Perchè non mi accetto
70) Perchè non mi accettano
71) Perchè ai miei tempi non si poteva neanche farlo il "caming-che"???
72) Perchè chi mi porto a letto sono fatti miei
73) Perchè non voglio complicarmi la vita
74) Perchè ho già abbastanza casini di mio
75) Perchè è un'eventualità che non ho mai preso in considerazione
76) Perchè i miei amici sono omofobi
77) Perchè se la gente non mi capisce saran problemi loro ma diventano problemi miei
78) Perchè non mi piace Lady Gaga
79) Perchè ballo già YMCA con tutte le mossette dei Village People, e più esplicito di così...
80) Perchè mi diseredano
81) Perchè voglio essere libero di non farlo
82) Perchè mi disturbano i gay che mi forzano a farlo
83) Perchè son complessato
84) Perchè sono sfigato
85) Perchè sarebbe un cambiamento troppo radicale
86) Perchè dovrei rimettere in discussione tutto
87) Perchè vivo bene anche così
88) Perchè vivo male anche così ma non so se poi è meglio o peggio
89) Perchè quando ci provo mi mancan le parole
90) Perchè NON sono gay. Lo giuro!
91) Perchè non ne son del tutto convinto
92) Perchè non c'è una risposta alla tua domanda
93) Perchè non è quello che mi fa sentire libero
94) Perchè dovrei fuggire in America
95) Perchè dovrei ricominciare tutto daccapo
96) Perchè... magari un'altra volta, ok?
97) Perchè non so da dove cominciare
98) Perchè non so dove vado a parare
99) Perchè no!
100) Perchè no?

domenica 11 dicembre 2011

Svegliami amore

Gli occhi sono ancora nel buio. Imbacuccato sotto le coperte, completamente, anche la testa sommersa, inizia la lunga fase del risveglio. Oggi è domenica, niente orari definiti, niente corse, niente tempi prestabiliti.
Mi piace restare nel letto e godere di questa fase limbica, che non è dormire ma non è neppure essere presenti a se stessi. 
Sento il tepore del letto e i pensieri sono ancora confusi. Sono qui solo, accucciato in posizione fetale sul mio fianco destro. Penso che vorrei L. qui con me. Ricordo i nostri risvegli svedesi.

L. ora è qui e anche lui si sta svegliando. Si avvicina, si appoggia a me. Alza il suo braccio e mi cinge. E arriva tutto il calore che emana il suo petto appoggiato alla mia schiena e prendo la sua mano, il suo braccio sul mio costato, la tengo, calda, tra le mie e la appoggio sul cuore.
Sento l'altra sua mano, sulla mia schiena, e le sue gambe che cercano di accavallare, legarsi, intrecciare le mie.
Sento il suo sesso, che mi preme contro e i baci leggeri che mi sa dare, sul collo e sulla nuca.
Resto un po' così, quel tepore, quel contatto.
Di scatto mi giro, devo cambiare posizione, e so che rigirarmi sul mio fianco sinistro sarà il modo per ritrovarmelo faccia a faccia e baciarlo.
Lo bacio, le mie labbra si aprono... Ma non trovano nulla. Sono solo nel mio letto, a casa mia.
L. non c'è.

Nel "mezzo-sonno" sai anche razionalizzare, "ma certo che sono qui solo!". Era bello però lasciarsi tradire dall'inconsapevolezza di un risveglio non del tutto compiuto. Uff, che peccato.

Qualche minuto ancora in quel calduccio e il sonno ti rivince. 
L. è di nuovo qui, lo sento ancora, ora lo abbraccio io. E quel cuscino diventa il suo addome, la sua testa. Lo stringo e lo bacio. Ora è il mio sesso che preme su di lui e l'erezione si fa completa. Cerco la sua mano per portarla sul mio pene. Vieni, toccalo, fallo tuo.

La sua mano non c'è, rimane la mia.
Il sonno si allontana. Il risveglio si compie.
Ma resto ancora sotto quelle coperte, in quel caldo. Continuo a toccarmi. 
Ora è questo movimento che mi riattiva, mi rende cosciente. Gli occhi restano chiusi ma la luce filtra. La mano lavora sempre più velocemente, le coperte diventano d'impiccio, le scalcio ai piedi del letto.
Nella mia mente anche ora L. c'è e sta replicando tutto l'amore impresso nel mio ricordo.
Mi risveglio così.

sabato 10 dicembre 2011

Se il gioco ti prende la mano

Sembra un gioco all'inizio.
Una provocazione, un divertimento.
Questi due amici, in una camera d'albergo puntano due telecamere fisse e iniziano a provocare. Ridendo, scherzando...il moro dapprima pure col cazzo moscio.
Poi quello che è il gioco lascia spazio all'eccitazione e lo scherzoso esibizionismo si trasforma in una bella scopata.
Entrambi versatili, prima l'uno poi l'altro, mostrano i piaceri che la bocca può dare e che i culetti sanno ricevere.








Godete!
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